M. Kuder: Italia e Svizzera dal 1945 al 1970

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Titel
Italia e Svizzera dal 1945 al 1970. Commercio, emigrazione, finanza e trasporti


Autor(en)
Kuder, Martin
Reihe
Storia internazionale dell’età contemporanea
Erschienen
Milano 2012: Franco Angeli
Anzahl Seiten
383 S.
Preis
URL
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Angelo Rossi

Il lavoro di Martin Kuder è una tesi di dottorato, presentata all’università di Ginevra e pubblicata lo scorso anno da Franco Angeli nella collana di Storia internazionale dell’età contemporanea. Nella stessa, l’autore si occupa dell’evoluzione delle relazioni economiche tra la Svizzera e l’Italia nel quarto di secolo che ha seguito la seconda guerra mondiale. Il periodo è quello nel quale si è manifestato il cosiddetto “miracolo economico italiano”. Forse più che nelle economie degli altri paesi dell’Europa occidentale, l’economia italiana ha conosciuto, durante questo periodo, alti tassi di crescita, elevati investimenti sia del settore privato che del settore pubblico (in particolare nelle infrastrutture di trasporto), tassi di inflazione e di disoccupazione relativamente bassi e un forte sviluppo degli scambi commerciali internazionali. Questo periodo è stato anche il periodo di maggiore espansione dei flussi migratori interni, dal sud verso il nord del paese e verso gli altri paesi europei, in particolare la Svizzera. Anche per la Svizzera i primi decenni del secondo
dopoguerra sono stati un periodo di espansione economica straordinario del quale hanno potuto profittare le economie di tutti i Cantoni, Ticino compreso.

Gli sviluppi manifestatisi negli scambi internazionali di merci e servizi e di fattori di produzione
come il capitale e il lavoro sono stati sicuramente tra i determinanti più importanti di questo periodo di straordinario sviluppo. Come si sa, nel 1945, i due paesi uscivano non solo dalla guerra, ma da un lungo periodo di stagnazione, quello della crisi mondiale degli anni Trenta. Si può certamente affermare che la loro ripresa economica, già a partire dai primi anni del dopoguerra, si rese possibile grazie alla migliorata possibilità di finanziare gli scambi di beni. La progressiva liberalizzazione in materia di scambi internazionali che si realizza in Europa a partire dall’inizio degli anni Cinquanta del secolo scorso doveva, in seguito, contribuire a intensificare i rapporti economici tra i due paesi confinanti. Siccome il Ticino è dei Cantoni svizzeri quello più prossimo all’Italia, è evidente che uno studio sullo sviluppo dei rapporti economici tra la Svizzera e l’Italia lo interessa direttamente. Attraverso il territorio ticinese transita, infatti, la maggiore proporzione dei flussi di merci, capitali, servizi e persone che costituiscono l’insieme dei rapporti in questione, nonché buona parte del traffico stradale e ferroviario tra i due paesi.

Detto questo, per situare lo studio di Kuder nel suo contesto storico e geografico è giusto dedicare ora l’attenzione all’impianto dello stesso. Si rileva dapprima che, rispetto ad analisi delle relazioni economiche internazionali più attempate, quella di Kuder presenta un aspetto originale. Il suo esame non si limita infatti alla considerazione delle partite della bilancia commerciale, ossia gli scambi di beni, servizi nonché le cosiddette partite invisibili (flussi monetari provenienti per esempio da rimesse di emigranti o spese di turisti), ma si estende ad altri tre temi, di grande rilevanza, vale a dire ai movimenti migratori, alle transazioni finanziarie e ai movimenti di merci per strada e per ferrovia. I quattro flussi di risorse economiche sono evidentemente collegati e l’analisi di Kuder ha anche il merito di mettere in evidenza alcuni tra questi punti di contatto. Ad ognuno dei flussi ricordati è dedicato uno dei quattro grandi capitoli dello studio.

Il metodo di analisi è quello dello storico e riserva perciò grande spazio ad un’attenta ed estesa ricerca di documentazione (non solo in archivi svizzeri e italiani ma anche in altri centri di documentazione distribuiti in Europa e Oltre Oceano). L’autore ha anche dedicato attenzione particolare alle fonti non pubblicate. Più vicino al metodo dell’economista è invece lo sforzo che ha fatto per mettere in evidenza e valutare i dati statistici disponibili, tenendo conto delle fonti accessibili sia in Svizzera, sia in Italia, ma anche a livello europeo. Sempre per quel che riguarda il metodo, occorre infine aggiungere che, per una buona parte, l’analisi è condotta considerando due scale geografiche, quella della nazione e quella delle regioni di frontiera. Tra queste spicca il Ticino, il cui ruolo è stato determinante non solo nei traffici di contrabbando o nella fuga di capitali dall’Italia, ma anche per tutto quello che riguarda il traffico internazionale di merci.

Quanto ai contenuti si può affermare che questo lavoro è costituito da tre approcci. Il primo è rappresentato dall’esame dello sviluppo, in termini quantitativi, dei rapporti economici tra i due paesi. L’autore analizza poi anche il corpo delle leggi e i suoi progressi, il dettaglio delle trattative diplomatiche e le relazioni tra la politica e la diplomazia che precedono e accompagnano la conclusione di accordi bilaterali o multilaterali. Infine non manca l’approccio biografico. L’autore tratteggia, quando lo reputa necessario, i ritratti dei personaggi politici o dell’economia che hanno giocato un ruolo rilevante nello sviluppo dei rapporti tra la Svizzera e l’Italia nel corso del periodo esaminato. Nel valutare la natura e la portata dei singoli flussi e delle singole politiche, Kuder considera sempre separatamente la posizione svizzera e quella italiana. Anche questo è un elemento che distingue il suo metodo di lavoro da quello applicato in ricerche più datate. A partire dalla fine degli anni Cinquanta, i rapporti tra Svizzera e Italia cominciano ad essere influenzati dall’impatto delle organizzazioni europee che intervengono a regolare i flussi in questione.

Quanto è stato ricordato sin qui riguarda il quadro degli scambi legali. Ma l’autore non dimentica di rilevare l’importanza economica dei flussi illegali di merci e di capitali tra i due paesi. Nel capitolo dedicato agli scambi commerciali, Kuder precisa tra l’altro che fu proprio il contrabbando, nel corso degli anni Sessanta, a sostenere le esportazioni dalla Svizzera verso l’Italia. Se non fosse esistita questa attività è probabile che gli scambi tra la Svizzera, economia avanzata, e l’Italia, economia allora ancora arretrata, sarebbero stati tanto in volume quanto in valore molto più esigui.

Come ogni recensione, anche questa non può chiudersi senza accennare ai risultati principali dello studio esaminato. Ne ricorderemo tre. In primo luogo, la conferma che per avere un panorama completo delle relazioni economiche tra Svizzera e Italia nel periodo esaminato occorreva proprio sommare i quattro flussi ricordati: commercio, emigrazione, finanza e investimenti, trasporti e comunicazioni. Alla luce della sua valutazione, Kuder afferma che «non solo l’Italia per la Svizzera, ma anche la Svizzera per l’Italia rappresentò (nel periodo analizzato) uno dei principali partner economici… Né la Germania, né la Francia, né gli Stati Uniti né tanto meno la Gran Bretagna poterono vantare relazioni economiche altrettanto multiformi con uno o entrambi i paesi».

In secondo luogo, la constatazione che il periodo 1945-1970 fu quello in cui l’importanza relativa e assoluta dei rapporti economici italosvizzeri raggiunse il suo apice. Si tratta di una conclusione importante che può spiegare, almeno in parte, perché, nei decenni seguenti, l’Italia e anche l’italianità abbiano perso una parte della loro importanza in Svizzera.

Infine, la dimostrazione che la creazione del Mercato comune non ebbe praticamente nessun influsso sulle relazioni economiche tra Italia e Svizzera, proprio perché la Svizzera restò fuori dall’accordo. Se fosse entrata a far parte del Mercato comune è probabile che il contrabbando di merci verso l’Italia sarebbe cessato molto prima degli anni Settanta e anche la fuga di capitali italiani verso la Svizzera sarebbe stata rapidamente arginata. Inoltre, l’adesione dell’Italia al Mercato Comune non ebbe praticamente nessun impatto, almeno fino all’inizio degli anni Settanta, né sulla consistenza dei flussi migratori dall’Italia verso la Svizzera, né sull’importanza della funzione di crocevia degli scambi europei che la Svizzera aveva esercitato sin dall’apertura della ferrovia del Gottardo. In sostanza, quindi, conclude l’autore, «i rapporti con l’Italia confermano che, nel periodo analizzato, la politica elvetica del ni dedans, ni dehors, rispetto al Mercato Comune, si rivelò pagante».

La ricerca di Kuder costituisce, senza dubbio, un’importante fonte di riferimento per chi si interessa e si interesserà in futuro alla storia economica della Svizzera in questo periodo. Si ricorda, da ultimo, che, per questo lavoro, l’autore ha ricevuto il premio di storia locale e regionale di Migros Ticino per il 2011.

Zitierweise:
Angelo Rossi: Recensione di: Martin Kuder, Italia e Svizzera dal 1945 al 1970. Commercio, emigrazione, finanza e trasporti Milano, Franco Angeli, 2012. Zuerst erschienen in: Archivio Storico Ticinese, Vol. 153, pagine 131-133.

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Zuerst veröffentlicht in

Archivio Storico Ticinese, Vol. 153, pagine 131-133.

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